La sinfonia è il mio elemento.(L.V.Beethoven)

Il clarinetto è uno strumento ad ancia semplice, che cioè produce il suono grazie alla vibrazione di una sottile linguetta di canna di bambù, che a sua volta fa vibrare la colonna d'aria all'interno dello strumento, costruito generalmente in legno o ebanite. Deve il suo nome all'affinità timbrica dei suoi suoni più acuti con quelli della tromba barocca, detta appunto "clarino".

Tecnicamente è uno degli strumenti a fiato di maggiore agilità, disponendo di un'ampia estensione nella quale si possono eseguire agevolmente passaggi veloci, arpeggi, trilli e così via. Anche la sua sonorità è estremamente varia. Uno dei suoi timbri caratteristici è il cosiddetto chalumeau(dal nome di uno strumento a fiato medievale), che è l'ottava più bassa della sua estensione, in cui le note hanno un suono inconfondibilmente scuro e vellutato. I registri superiori sono invece limpidi e molto espressivi. Per questa sua versatilità il clarinetto è spesso chiamato il "violino" degli strumenti a fiato, ed effettivamente nelle bande, ove mancano gli archi, occupa il posto che nelle orchestre è riservato ai violini. La famiglia del clarinetto comprende tre strumenti: il clarinetto (intonato in Si bemolle o in La), il clarinetto piccolo, più acuto (intonato in Mi bemolle) e il clarinetto basso dal timbro più grave e dalla caratteristica forma "a pipa" (intonato in Si bemolle). Il clarinetto fu inventato intorno al 1700 dal costruttore di flauti tedesco Johann Christoph Denner che probabilmente lo derivò dal già citato chalumeau. Dopo il 1840 furono sviluppati due nuovi e complessi sistemi di chiavi e diteggiatura: il sistema Boehm, brevettato nel 1844, e il meno diffuso sistema del belga Eugène Albert, sviluppato intorno al 1860.

Casella di testo: CLARINETTO

Dove trovi questo simbolo  puoi ascoltare lo strumento interessato.

Clarinetto SI bemolle

Clarinetto piccolo MI bemolle

Clarinetto Basso

Casella di testo: FLAUTO TRAVERSO

Il flauto traverso è uno strumento appartenente alla famiglia dei legni, anche se ormai è costruito in leghe metalliche o d'argento. Deve il suo nome alla posizione in cui viene tenuto dall'esecutore, per differenziarlo dal flauto diritto (o flauto dolce). Lo strumento è fatto a

forma di tubo cilindrico terminantecon una sezione parabolica detta testata. Nell'estremità superiore c'è un bocchino (embouchure o boccola), attraverso cui il suonatore soffia aria nel tubo. L'aria così introdotta urta contro uno spigolo e produce un "vortice" che pone in vibrazione la colonna d'aria all'interno dello strumento. I suoni voluti si ottengono chiudendo e aprendo i fori sulla canna del flauto

Così facendo, infatti, il flautista accorcia o allunga la colonna d'aria vibrante nel tubo, producendo altezze di suono differenti; colonne d'aria corte producono suoni alti, mentre colonne d'aria lunghe producono suoni bassi. Il flauto è uno strumento di grande agilità, con un timbro leggero e rotondo ma corposo e robusto nel registro grave, e non eccessivamente penetrante. Il registro più acuto è invece decisamente penetrante e può essere sentito in qualsiasi tipo di scrittura orchestrale. In questo ambito è spesso utilizzato in passaggi che prevedono il tutto orchestrale, raddoppiando sovente la parte dei violini.


Il flauto traverso era conosciuto in Cina già ne 900 a.C. Intorno al 1100 d.C. raggiunse l'Europa, dove venne utilizzato nelle zone di lingua tedesca. Da qui nacque l'antico nome di flauto tedesco per il flauto traverso. Famiglie di flauti, comprendenti taglie dal soprano al basso, furono suonate nel XVI e XVII secolo nell'ambito della musica da camera. Costruiti in un unico pezzo, questi flauti possedevano un corpo cilindrico e sei fori d'apertura lungo il tubo. Il flauto fu ridisegnato verso la fine del XVII secolo dagli Hotteterre, famiglia francese di musicisti e costruttori di strumenti a fiato. Essi costruirono gli strumenti in tre sezioni con cameratura conica, aggiungendo una chiave per facilitare la diteggiatura. Questo strumento poco alla volta, a partire dal tardo Settecento, sostituì il flauto dolce nell'ambito orchestrale. Vennero inoltre aggiunte gradualmente altre chiavi. A partire dall'Ottocento il flauto era fornito comunemente di quattro chiavi, che nel corso del secolo divennero otto. Nel 1832 il flautista tedesco Theobald Boehm creò un nuovo tipo di flauto a cameratura conica, e nel 1847 ne brevettò un tipo a tubo cilindrico, che divenne poi il modello più utilizzato di flauto fino ai giorni nostri. Questo strumento possiede tredici o più fori controllati da un sistema di chiavi e un'estensione di tre ottave più un tono, a partire dal do centrale.

Il flauto ha due varianti che differiscono solo per le dimensioni: l'ottavino o flauto piccolo e il flauto contralto o flautone, in fa o in sol, le cui rispettive estensioni vanno dal re4 al si bemolle6, e dal sol2 al sol5.

I flauti diritti e i flauti di Pan o siringhe, utilizzano lo stesso sistema di insufflazione dei flauti, ma la colonna d'aria viene diretta sul bordo superiore della canna. Alcuni fori permettono di modificare l'altezza dei suoni dei flauti diritti, mentre nei flauti di Pan la variazione di altezza risulta da canne giustapposte di differente lunghezza.


I
flauti a becco o flauti dolci sono muniti di un'imboccatura che facilita l'emissione del suono allo strumentista. Costruiti in legno, sono di forma conica, e posseggono otto fori oltre a quello dell'imboccatura, di cui uno ottaviante senza meccanismo.


La loro estensione comprende solo due ottave, e vengono pertanto costruiti con diverse intonazioni: soprano, tenore, contralto e basso. Le antiche civiltà possedevano tre tipi di flauto, che non furono modificati fino al Rinascimento. Nel XVIII sec. cominciarono le aggiunte di chiavi, e l'antico flauto traverso diventò nel 1832, grazie alle invenzioni di Böhm, lo strumento attuale, che sembra aver raggiunto la perfezione. I capolavori della letteratura classica del flauto sono stati scritti per strumenti senza meccanismi, assai simili a quelli usati nei tempi antichi.

Casella di testo: SAXOFONO

Il sassofono contralto è lo strumento virtuoso della famiglia. La sua espressività è convincente e duttile come quella del violino, la sua agilità uguale a quella del flauto, le sue possibilità di sfumature ancora superiori a quelle del clarinetto. Da solista può farsi sentire malgrado un potente "tutti" d'orchestra e, subito dopo, gareggiare in dolcezza con il flauto o l'arpa.

Saxofono Contralto

Il sassofono tenore ha un timbro più vellutato e più carnoso nei suoni gravi come in quelli acuti ed è un po' meno virtuoso del sassofono contralto, ma altrettanto melodioso. Viene impiegato più spesso del contralto in composizioni orchestrali perché il suo timbro caratteristico si sposa bene con quello degli altri legni, in particolare con quello del fagotto.

Saxofono Tenore

Il sassofono baritono è impiegato raramente in orchestra sinfonica, ma è molto espressivo, ed ha sfumature e timbri piacevoli. In più, presenta una facilità di emissione non comune fra gli strumenti così bassi.

Saxofono Baritono

Deriva il suo nome dal belga Adolphe Sax, che lo inventò nel 1841(poi brevettato nel 1846). Come il clarinetto è ad ancia semplice, ma ha un tubo conico anziché cilindrico ed è sempre stato costruito in metallo (un tempo in rame, oggi in ottone). La sua classificazione è controversa, ma viene per lo più considerato appartenente alla famiglia dei legni (in ragione della sua ancia). Nato per essere essenzialmente impiegato nelle bande, è stato introdotto per la prima volta nell'orchestra sinfonica il 3 febbraio del 1844 (in un'opera di Hector Berlioz). Da allora compare occasionalmente in parti orchestrali o solistiche scritte soprattutto da musicisti francesi. Ne esiste un'intera famiglia che comprende sette modelli, dal più grave al più acuto: sassofono contrabbasso (in Mi bemolle), basso (Si bemolle), baritono (Mi bemolle), tenore (Si bemolle), contralto (Mi bemolle), soprano (SI bemolle) e sopranino (Mi bemolle). Tutti i modelli hanno pressappoco la stessa estensione e diteggiatura (la posizione delle dita usata per produrre una certa nota). Leggono tutti in chiave di violino. Dalla nota più grave del contrabbasso a quella più acuta del sopranino coprono praticamente l'intera tastiera del pianoforte (meno una ventina di note). I più utilizzati sono i sassofoni contralto e tenore, seguiti da soprano e baritono. Il sassofono contrabbasso è praticamente fuori uso al giorno d'oggi. Il sassofono soprano presenta delle difficoltà di impiego, in particolare per l'intonazione. Esso è tuttavia molto veloce e la sua sonorità particolare trova migliore espressione quando è utilizzato insieme ad altri sassofoni

Ottavino

Casella di testo: TROMBA

La tromba fa parte della famiglia degli ottoni e produce i suoni grazie alla vibrazione provocata dalle labbra del musicista contro il bocchino. E' formata da un tubo ricurvo su se stesso che si allarga verso la parte terminale (detta campana). Per poter variare i suoni bisogna combinare i tre pistoni presenti sullo strumento. L'estensione della tromba è di circa tre ottave a partire dal Mi sotto il Do centrale. Le trombe più comuni sono costruite nella tonalità di Si bemolle, ma esistono anche trombe con altri tipi di estensione (esempio in Do).

 

Attualmente la tromba trova impiego in molti generi musicali, che vanno dal Jazz e dal Blues fino al genere Classico e Bandistico. La tromba ha antiche origini: già alcuni secoli prima della nascita di Cristo, i Romani già ne facevano uso, con lo scopo di fornire segnali e richiami militari. Ma tale tromba era molto diversa da quella attuale. I romani, infatti, ne avevano tre: la buccina(dritta e terminante con una campana, utilizzata dai romani nell'esercito), la tuba (formata da un tubo di bronzo lungo e diritto) e il lituus (molto simile alla tuba, ma con la campana nella parte inferiore). Verso il 1400 si cominciarono a costruire le trombe con un tubo ripiegato; questo tipo fu utilizzato in orchestra fino al XIX secolo. Nel 1820 vennero aggiunti i pistoni e in questo modo la tromba riuscì a completare la scala cromatica.

Tromba

Casella di testo: CORNO

Le origini di questo strumento sono lontane nel tempo, ai confini tra storia e leggenda. Difficile perciò stabilire chi per primo ha usato il corno animale o ha soffiato dentro ad una conchiglia. In Africa: si sa dell'uso di uno strumento tubiforme, molto lungo, di legno o di canna, grandi conchiglie a chiocciola e corna animali. Degli Ebrei, attraverso la Bibbia, sappiamo di strumenti ricavati da corna di montone, o di animali della stessa specie, con il nome di "Schophar".In Egitto si ha notizia di corni e trombe in legno; nella tomba di "Tut-anh-Amen sono state rinvenute due trombe: una in argento e l'altra in rame. In Grecia i corni trovano incompatibilità con i modo greci, basati su tetracordi variamente disposti in cui la melodia procedeva per gradi congiunti o per intervalli molto stretti. Dato che nella Grecia antica i modi erano rigorosamente rispettati, a poco potevano servire strumenti come corni e trombe, da cui si potevano ricavare solo pochi suoni e con intervalli poco usati in quella musica, motivo per cui erano relegati ad usi militari, cerimoniali e religiosi. Il nome del corno greco era "Keras" che significa "rotazione". In India lo troviamo con il nome di "rana sringa", a forma di S, di metallo, dal suono molto penetrante e udibile da notevoli distanze. Si ottenevano circa cinque suoni e aveva grande importanza in battaglia.

Casella di testo: TROMBONE

 Anche il trombone fa parte della famiglia degli ottoni, ma è più grosso e produce suoni più gravi rispetto alla tromba. E' stato costruito in diverse taglie: contralto, tenore e basso. L'aria viene convogliata nello strumento tramite il bocchino, sul quale vibrano le labbra del musicista. Il trombone, che presenta un tubo circa due volte più lungo di quello della tromba, possiede una " voce " più grave. La sua meccanica è comunque diversa, infatti mentre negli altri strumenti della stessa famiglia la lunghezza della colonna d'aria contenuta nel tubo può essere variata azionando dei pistoni o delle chiavi, nel trombone tenore questo si ottiene spostando un segmento del tubo, chiamato alla francese "coulisse".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo spostamento della coulisse provoca la variazione della lunghezza del tubo producendo quindi le diverse note. Le sette posizioni della coulisse, combinate con le variazioni della intensità di insufflazione stabilite dall'esecutore, determinano l'altezza del suono.

Le origini del trombone risalgono al XV secolo. Lo strumento fu sviluppato a partire dalla tromba e venne costruito fin da subito nelle diverse taglie. Entrò a far parte delle bande militari solo nel tardo Settecento, nel momento in cui subì anche la modifica della morfologia della campana, che si allargò notevolmente fino a raggiungere le dimensioni attuali. Nel XIX secolo si costruirono nuovi tipi di tromboni che, al posto della coulisse presentavano un tubo rigido e tre pistoni. Tutt'oggi, questo tipo è utilizzato, specialmente nelle bande.

Trombone

Casella di testo: FLICORNO

Flicorno

Casella di testo: TUBA

Corno

Basso Tuba

Casella di testo: PERCUSSIONI

Piatti

Grancassa

Tamburello

Triangolo

La banda musicale fin dalle sue origini ha contribuito alla promozione della cultura musicale e all'insegnamento della musica ai giovani.

Davanti agli spartiti musicali si sono incontrate, si incontrano e collaborano tutt'oggi persone di diverse generazioni ed estrazioni sociali, che hanno permesso di portare la musica al di fuori delle sale da concerto ed avvicinarla a tutta la popolazione presente nelle piazze di tutto il mondo.

La banda permette a tutti di avvicinarsi al misterioso mondo delle note musicali, di suonare in un gruppo, di mettersi in gioco durante le esibizioni pubbliche, ma soprattutto unisce con passione travolgente.

Talvolta la musica bandistica è stata indicata come una musica “minore”, perché non confinata tra quattro mura, ma anche i più grandi autori si sono cimentati fin dall'Ottocento nella composizione di musica per banda, e non a caso prestigiose bande e fanfare vengono invitate ad esibirsi durante le festività e le manifestazioni nazionali.

Oggigiorno le bande musicali eseguono non solo le “marce” appositamente scritte, ma durante i concerti esibiscono un vasto repertorio che spazia dalla musica classica a quella contemporanea

Casella di testo: Strumenti Bandistici

Ora attuale

Orologio in un form

Casella di testo: Mini Menù

Clarinetto
Flauto Traverso
Oboe
Saxofono
Tromba
Trombone
Flicorno
Corno
Basso Tuba
Percussioni
Batteria
Timpani
Varie Percussioni

 

Il clarinetto ha la canna cilindrica e l'estremità inferiore conica. La colonna d'aria è messa in movimento dalle vibrazioni di un'ancia flessibile di canna, applicata sul vano piano inclinato, chiamato tavola, all'apertura del bocchino. Quest'apertura, comunica con la colonna d'aria. Il bocchino si tiene in bocca, in modo da coprire quasi interamente la parte vibrante dell'ancia. Il soffio del suonatore mette l'ancia in vibrazione, la colonna d'aria si agita, e l'ancia, essendo flessibile, vibra. Siccome i tubi cilindrici, suonati con l'ancia, producono l'effetto dei tubi chiusi, il clarinetto possiede solo gli armonici dispari. Il clarinetto si compone del bocchino, che è costituito da un segmento di tubo con una parete diritta e una parete smussata. E' fatto di legno o d'altro materiale duro, si restringe in cima in maniera da formare un bordo affilato. E' rotondeggiante davanti, piatto e liscio dietro. Sulla parete diritta è aperta una finestra rettangolare in cui viene appoggiata l'ancia tenuta ferma da un collare metallico stretto con viti. Di questa fascetta, il bavarese Friedrich Pfaff di Kaiserlauten, tentò un perfezionamento adottando un anello formato da due elementi sovrapposti, tesi da un filo che ne regolava la presa.

Un'altra parte del clarinetto è il barilotto, che congiunge il bocchino con il corpo vero e proprio dello strumento. La lunghezza del barilotto stabilisce la tonalità fondamentale dello strumento, essendo il clarinetto uno strumento traspositore e quindi usato in varie tonalità: le più frequenti oggi adottate sono il si bemolle, il la e, meno frequentemente il do, che oggi è abbandonato. Il clarinetto in do, infatti, toglie molte caratteristiche allo splendido suono del clarinetto, che è cupo nei registri bassi, dolce nel registro medio, squillante nella parte acuta.

Le altre parti del clarinetto sono: la campana e i due segmenti di canna che portano la foratura e le chiavi (14 fori, 8 chiusi dalle dita, il pollice sinistro agisce posteriormente sul portavoce che produce la dodicesima della fondamentale, il pollice destro poggia su una piattina sistemata nel retro dell'elemento inferiore con funzione di sostegno).
Il clarinetto lo si vuole far derivare dallo chalumeau.  Il nome chalumeau, indicò il cialamello a tubo conico ad ancia doppia, che si trasformò nel clarinetto alla fine del seicento. Fu descritto da Majers e da Laborde come uno strumento ad ancia lungo appena trenta centimetri con otto fori anteriori e uno posteriore, di forma cilindrica, con un'ancia battente ricavata sulla canna stessa dello strumento, oppure con un'ancia distinta fissata sulla parte d'imboccatura. Gli ultimi due fori anteriori erano ravvicinati per poterli chiudere simultaneamente con il mignolo, ma il suono emesso era poco gradevole.

Il termine chalumeau si mantenne anche quando la trasformazione in clarinetto era già avvenuta e, in questo senso il vocabolo viene usato da Gluck nella partitura dell'Orfeo. Col nome di chalumeau, il clarinetto lo troviamo nella serenata di Kaiser, nel Sieg der Schonheit di Telemann.

La trasformazione dello chalumeau in clarinetto è attribuita a Denner, che la realizzò nel 1690 con una chiave per il la (sul secondo spazio in chiave di violino) e per il si successivo.

Nel 1720 suo figlio Jacob, allargò la campana e rimpicciolì il foro del si naturale (terza linea in chiave di violino) trasformandolo in foro per il si bemolle, che sistemò più in alto verso l'imboccatura, in modo da facilitare l'emissione dei suoni, che permette di produrre la dodicesima di una fondamentale. Praticò inoltre, il foro del mi basso, ottenuto allungando la canna e con l'applicazione di una chiave a leva lunga.

Questo mi basso, poteva dare come armonico il si (terza linea).

Successivamente, il Muller corresse la foratura, creò il clarinetto moderno con tredici chiavi, ridimensionò la distanza e la larghezza dei fori aprendo la via ai clarinetti in varie tonalità.

Nel 1808 Simiot praticò il foro posteriore per il pollice dotandolo di una cannuccia che, correndo nell'interno della canna, impediva alla saliva di colare e quindi di otturare i fori.  Il Simiot aggiunse una chiave per il si bemolle (terzo rigo in chiave di violino) sistemandola sulla parte anteriore e agevolando l'azione del pollice, che agisce su una chiave per chiudere il foro posteriore.

Nel 1839 Buffet incominciò a adattare al clarinetto i principi che Bohm aveva applicato al flauto, portando a termine una completa riforma della meccanica intorno al 1842, valendosi della collaborazione di Klosè.
La chiave che permette l'emissione del dodicesimo armonico fu sistemata dal Wehl intorno al 1845.

L'intero sistema Bohm fu applicato al clarinetto nel 1846 dal Lefevre, (il quale aggiunse una sesta chiave per il do diesis sotto il pentagramma), e fu successivamente perfezionato dal Mollenhauer nel 1867.
Nel 1853 Antonio Romero y Andia di Madrid, iniziò alcuni esperimenti per perfezionare l'applicazione del sistema Bohm, diretti a facilitare le posizioni che coincidono con il mutamento del registro proprio dell'estensione del clarinetto.

Il clarinetto è uno strumento traspositore. Quando non si poteva ancora usufruire di un completo sistemi di chiavi, era consigliabile mutare lo strumento secondo la tonalità del pezzo. Furono fatti alcuni tentativi per fabbricare strumenti adattabili alle diverse tonalità.  Il Triebert brevettò un clarinetto trasformabile in la, sib, e do. Il congegno fu perfezionato nel 1862 da Buffet con un clarinetto di metallo che aveva due canne infilate l'una nell'altra. La canna esterna portava le chiavi, la canna interna 24 fori: 12 per l'intonazione in sib, e 12 per l'intonazione in la. Ogni canna aveva un'unica leva, ma due piattine per le dita in modo da poter agire indifferentemente su una delle due intonazioni.

Il clarinetto soprano è generalmente costruito in legno. Clarinetti metallici non hanno dato buoni risultati, come ad esempio il clairon metallique di Halary (1821).

Il clarinetto ha un timbro fluido che si presta a molti tipi d'espressione e, come nessun altro strumento a fiato, può giungere tanto a pianissimi morbidi quanto a sonorità intense.Vi sono 2 registri principali: il registro basso, detto chalumeau, che produce i suoni fondamentali, e il registro acuto, detto clarino, che produce i suoni armonici alla dodicesima dei suoni fondamentali.

Nel clarinetto moderno sono possibili tutti i trilli maggiori e minori. Il tremolo al contrario, presenta ancora delle difficoltà e non hanno tutti una facile emissione.

Il clarinetto è uno strumento assai agile. Scale e arpeggi d'ogni tipo e a notevole velocità possono prodursi facilmente.

Per quanto riguarda lo staccato, questo strumento possiede solo l'articolazione semplice. Qualche virtuoso sa usare anche l'articolazione doppia.

I suoni frullati, invece, non sono spontanei, però sono stati usati, per esempio da Ravel nell'Alborada del Gracioso.

Per quanto riguarda la sordina è stata usata nell'iris di Mascagni. Si tratta di una copertura di cartone, entro la quale si colloca lo strumento. Risulta un suono più scuro e vellutato.

In teatro il clarinetto fu introdotto nel 1751 da Rameau (Acante et Cephise), nelle bande esso apparve per la prima volta verso la metà del settecento.

Trovarono largo uso anche i corni ricavati da conchiglie: "Çankha" ed erano preferiti nell'esorcizzazione degli spiritati. Nell'Islam si ha notizia di uno strumento di rame a tubo conico di nome "buq". Nel Turkestan si ha notizia di uno strumento di metallo molto lungo - tra il corno e la tromba - dal nome "kornai". L'uso, come al solito, era quello dei segnali. In Mesopotamia si parla di una formazione strumentale comprendente il "qarna", cioè il corno. In un'incisione sumerica rinvenuta ad Ur si vede uno strumento che può essere un corno di legno, di nome "pukku".Anche presso i romani l'uso dei corni e delle trombe era tipico per i segnali in guerra, sia come incitamento sia come trasmissione di segnali debitamente codificati. A loro si deve la prima organizzazione sull'uso bellico dei segnali acustici. E’ con i romani che si arriva ad una vera e propria famiglia di strumenti di metallo con timbro chiaro (lituus e bucina, quest’ultima costruita in bronzo e lunga dai due ai tre metri) ed altri di timbro scuro (cornu e tuba). I suonatori di questi ultimi erano detti cornicines e tubucines e l'imboccatura di questi strumenti era costituita da un bocchino asportabile. Questo dei romani rappresenta uno stadio importante nell'evoluzione del corno. Infatti, si può dire che dovettero passare molti secoli per rivedere innovazioni altrettanto importanti nella costruzione di trombe e corni. Oceania: in alcune isole della Nuova Guinea il corno era ricavato da conchiglie marine ed usato in rituali magici; nelle isole Salomone il corno è chiamato "ugum" e viene usato per le lamentazioni funebri. Nelle isole Hawaii si ha notizia di un corno - di conchiglia - chiamato "pu" e usato come richiamo per le riunioni politiche e religiose. Su tutte le isole dell'Oceano Pacifico non si hanno notizie di corni di altro materiale data l'abbondanza e la varietà di grandezza delle conchiglie; America: gli indigeni costruivano corni con scorza di betulla, di varia lunghezza e senza criteri omogenei. Anche l'uso delle conchiglie era discretamente frequente e soprattutto per segnali di guerra. Nel Messico si ha notizia di uno strumento di origine azteca, fatto di scorza d'albero tagliata a strisce, legate ed incollate, somigliante al "corno delle Alpi". Il suo nome dovrebbe essere "tecutzli" e viene ancora oggi usato in rituali religiosi e propiziatori. I peruviani traevano dal mare le grandi conchiglie per costruire trombe e corni di guerra, altamente considerati, tanto che i suonatori specializzati in questi strumenti godevano di grande prestigio e grado militare. In Brasile possiamo citare corni animali muniti di bocchino, vari tipi di trombe fatte con conchiglie, zucche disseccate, con ossa d’animali e, addirittura, ossa umane, scorza d'albero, terra o argilla. Molti di questi strumenti sono ancora in uso nelle tribù dell'Amazzonia e di altre zone interne del paese. Con le vicende storiche che portarono gli europei alla conquista dell'America e con lo scambio culturale successivo con questo continente, il divario di secoli veniva lentamente colmato. Ancora non si abbandonano però le tecniche primitive, perché strumenti di legno, di corno, di conchiglia e di avorio, se ne trovano molti, tanto da parlare di tecniche estremamente raffinate, soprattutto per i corni, ricavati da zanne di elefante e chiamati "Olifant" ( vedi quello suonato disperatamente da Orlando al passo di Roncisvalle (nei Pirenei), con il quale chiedeva aiuto a Carlo Magno).Mentre gli altri strumenti (flauti,ance e corde) subiscono un'evoluzione tecnica al pari della musica, offrendo incentivi per nuove scritture musicali e per nuovi impieghi, il corno risente di una tecnica ancora sottosviluppata, almeno fino al passaggio dalla musica modale a quella tonale, che gli consentirà di passare dalle caserme a complessi più impegnati artisticamente.Intorno all'anno 1000 si ha notizia di un complesso strumentale alla corte imperiale bizantina, dove figuravano corno e trombe.

Nei primi secoli del 2° millennio la situazione dei fiati è ancora piuttosto oscura: Intorno al XIII° secolo si comincia a parlare di un più libero uso delle "terze" e delle "seste" che saranno oggetto d'attenzione dell'avanguardia musicale che, non escludendo la melodia, comincia a muoversi verso l'uso dei corni e delle trombe riabilitando esteticamente i pochi suoni ottenibili. Alla fine del XV° secolo, nasce una tromba piuttosto lunga, "trompette des ménéstrels", munita di un dispositivo a tiro, capostipite del trombone a tiro. Questo naturalmente segna lo sganciamento da una sola serie di armonici. Questo è l'inizio di un cammino che porterà, soprattutto nel momento in cui si comincia a scrivere musica per questi strumenti, alla distinzione di tutta la categoria degli ottoni, divisi per la diversa lunghezza, per la forma conica o cilindrica, per l'adattamento coerente con le affermazioni tonali. Questo, ancora, non eleva il corno alla dignità orchestrale, ma bensì lo utilizza negli squilli di caccia, che offrivano possibilità musicali e strumentali nuove e pregevoli- avvalendosene in complessi musicali per il teatro ed il concerto.Il vero ingresso in orchestra, con precisa caratterizzazione, è dovuto a Jean-Baptiste Lully e avvenne nell'opera "La principessa d'Elide", rappresentata a Parigi nel 1664; in ordine di tempo invece ci fu un primo tentativo di Praetorius, poi F. Cavalli che lo usò nell'opera "Le nozze di Teti e Peleo" (1639). Rimaneva ancora la posizione del padiglione rivolto verso l'alto, retaggio dell'utilizzo nella caccia o per la chiama dei cani, ma ben presto ci si rese conto che per vari motivi (non ultimo l'udito del vicino), la soluzione stava nel portare il padiglione verso il basso, più o meno come si fa oggi. Rimaneva ancora il problema legato alla monotonalità di cui il compositore doveva tenere conto o, diversamente, il cornista doveva avere con se alcuni strumenti tagliati, in lunghezze diverse. Soluzione che oltre ad essere ingombrante risultava notevolmente dispendiosa.Nel XVIII° secolo, con Anton Joseph Hampel, si ricorse alle ritorte di diversa lunghezza, innestabili nel corno, consentendogli di suonare nelle diverse tonalità; realizzò anche una "pompa ad U" (pompa generale) a coulisse, su idea del cornista Haltenhorf, che consentiva di trovare la giusta intonazione. A completamento di queste innovazioni, lo stesso Hampel, perfezionò l'uso della mano destra nel padiglione, che opportunamente usata, offriva una quantità di sfumature e la possibilità di eseguire i suoni intermedi tra un armonico e l'altro, restando, comunque, nella tonalità dello strumento. Unico problema era l'omogeneità dei suoni tra quelli aperti e quelli chiusi che, ancora oggi, caratterizzano la perizia e l'abilità del cornista nell'ottenere questi effetti con preziosità coloristiche qualificate. Il passaggio alla politonalità dello strumento si ha finalmente nel 1815, inventato dal cornista H. Stolzel e costruito a Vienna da F. Blühmel nel 1818.Il meccanismo a cilindri fu inventato invece da Riedl, viennese, e poi perfezionato dal costruttore belga Adolf Sax.

Data la lunghezza del corno e la misura relativamente piccola del bocchino, si aveva una già vasta estensione da utilizzare, e con l'avvento dei pistoni e dei cilindri si allungò, nel registro grave, di altri sei semitoni temperati. I compositori, che scrivendo per il corno senza pistoni (corno da caccia) la usavano già tutta, ora si avvalevano delle nuove possibilità, rendendo la padronanza di tutta l'estensione abbastanza difficile per i cornisti; venne adottata per questo motivo, la regola, che il corno alto (primo corno) lavorava sul registro alto e non scendeva più di tanto, mentre il corno basso (secondo corno) non arrivava al registro più acuto. Il concertista invece doveva mantenere la perfetta padronanza di tutta l'estensione. Abbiamo quindi l'impostazione del corno che si attesta alla lunghezza corrispondente al FA, l'evoluzione musicale ne sviluppa sia l'impegno solistico sia d'insieme, con difficoltà tecniche sempre più accentuate, ne aumenta il numero che da due passano a quattro e con Wagner a otto. Il primo esempio di impiego in orchestra del corno a macchina (cromatico) è quello che Beethoven ha scritto per il quarto corno nella IX sinfonia in Re minore, op.125, dove nel III tempo figura una difficoltosa parte solistica, eseguibile solo con il nuovo corno. Infatti lo troviamo scritto "Ventilhorn", mentre, le altre tre parti li troviamo scritte con il corno da caccia "Valdhorn".

L'altro punto di fondamentale importanza nell'evoluzione del corno, arriverà inevitabilmente grazie all’ l'impegno sempre maggiore dei cornisti nelle parti orchestrali. Grande importanza ebbe la rivoluzione strumentale di Wagner - vedi l'Anello del Nibelungo, che impone uno sforzo, soprattutto al primo corno, e che suggerì al celebre cornista tedesco Gumbert, di applicare un pistone supplementare che aprisse un'ulteriore giro di pompe più corto del primo, portando la tonalità dal FA al SI bemolle, riunendo così due strumenti in uno. Questa invenzione fabbricata da Kruspe a Vienna, fu copiata, con qualche modifica, da Siediwich e poi da Schmidt il quale fu il più attivo divulgatore di questo strumento. Questo avveniva alla fine del XIX secolo ed è tuttora in uso. Il corno a tre cilindri in fa misura 3 metri e 93 centimetri di canneggio, il corno in si bemolle misura 2 metri e 95 centimetri. Nel corno doppio esiste, quindi, un pistone che ha lo scopo di trasformare lo strumento in si bemolle. Le posizioni migliori sono, generalmente, le prime del corno in fa e quelle del corno in si bemolle. Man mano che ci si avvicina all’ultima posizione la sonorità peggiora. La settima posizione è di cattivo effetto. Gli armonici 7 e 14 sono calanti, mentre gli armonici 11, 13 e 15 sono troppo difettosi per quanto riguarda l’intonazione e la loro incerta emissione. Tali armonici difettosi si usavano una volta con il corno semplice, che, non avendo possibilità cromatiche, era costretto nei limiti di una sola serie di armonici. Oltre ai suoni normali il corno possiede dei suoni chiusi chiamati bouchés, che si ottengono chiudendo il padiglione con la mano destra: il loro effetto è un po’ nasale. Si segnano con una crocetta. Tali suoni sono così crescenti che l’esecutore, per ottenere una giusta intonazione, deve eseguirli addirittura un tono sotto. Abbiamo anche i suoni d’eco, cioè suoni non completamente chiusi. Sembrano suoni lontani, dolcissimi. Essi sono così calanti che l’esecutore, per ottenere una giusta intonazione, deve eseguirli un semitono sopra. L’esecutore tiene il corno ponendo la mano destra nel padiglione. Cambiando la posizione della mano può migliorare la qualità del suono e correggere i difetti di intonazione. La mano può essere anche usata come una sordina, o per variare l’altezza della nota o per particolari effetti coloristici. E’ possibile produrre il glissando della serie degli armonici di ogni posizione. Siccome nel corno la serie degli armonici è molto estesa, quest’effetto di glissando è assai nutrito ed efficace. E’ possibile solo nel forte ed è efficace solo se rapido. Numerosi compositori hanno scritto per corno: J.S.Bach nel primo concerto branderburghese, Haydn che ha scritto tre concerti per corno e orchestra; Mozart che ne ha scritto quattro; Schumann che ha scritto un Konzertstuck per quattro corni; R. Strauss che ha scritto due concerti per corno e orchestra, Ravel che gli ha dato il tema principale nella Pavane pour une infante défunte.

Il termine (in tedesco Posaune e in spagnolo Trombon) si riferisce allo strumento aerofono di ottone ,caratterizzato da una canna ricurva con bocchino, per due terzi sezione cilindrica e conica solo nell'ultima parte terminante con un padiglione. Forse già noto nell'antichità (le tubae dei romani), nel medioevo sostenne probabilmente la parte del tenor, anche nei secoli seguenti fu impiegato a raddoppiare con magnificenza le voci. Alla fine del XV secolo in Francia,la "trompette des ménéstrels", una tromba abbastanza lunga dotata di dispositivo a tiro, fu un passo importantissimo che delineava l'accostamento della tecnica dello strumento ad un utilizzo più qualificato e ha dato origine ad una vera e propria famiglia di strumenti simili al trombone attuale, del quale il più importante è il trombone tenore in si bemolle (solo più tardi però si chiamerà trombone). Con questo sistema si allungava il tubo, quindi ci si poteva sganciare dall'unica serie di armonici. In origine nasce dunque senza pistoni,  a partire dal XVII secolo è costruito normalmente con la coulisse (pompa a tiro che permette di allungare la canna a cui si deve la corrente denominazione di trombone a tiro) e non ha subito importanti modificazioni. E' necessario precisare però che nel XIX secolo dei costruttori sostituirono la coulisse con i pistoni. Tale innovazione non ebbe un grande successo e la coulisse rimase preferita da compositori e esecutori. Malgrado ciò esistono ancora esempi di trombone a pistoni e li troviamo, specie nella sezione del tromboni contrabbassi, in organici bandistici. Il trombone ha sette posizioni, con ognuna delle quali si ottiene l’abbassamento di un semitono nell’intonazione stessa dello strumento. Alla resa poi di ogni suono della scala cromatica concorre il labbro dell’esecutore. Il trombone ha un suono maestoso, dal pianissimo al fortissimo, per una vasta gamma della sua tessitura nelle varie taglie (Trombone tenore, Trombone basso, Trombone contrabbasso); mediante il glissato si possono ottenere effetti umoristici e grotteschi. Può sembrare che questo strumento debba essere la continuazione verso il basso della tromba, ma in realtà si differenzia da questa sia per la nobiltà dell’accento che per l’ampiezza del suono. L’uso artistico del trombone risale al ‘500 a firma di Gabrieli, nel’600 Praetorius (specializzato nella distinzione di vari tromboni: contralto, tenore e basso); poi citiamo Monteverdi nell'Orfeo, Bach nella Cantata per la festa di Pasqua, ecc. La fortuna del trombone moderno, negli impasti orchestrali, ha inizio con l’Alceste, opera di Gluck del 1767. Seguono altri esempi di grande efficacia drammatica, che vantano i nomi di Mozart, Berlioz, Wagner, Ravel, Strauss, ecc. fino ai nostri contemporanei. In età classica e romantica importanti successi riscuote il trombone contralto, ma questo stesso decade lasciando spazio in orchestra al trombone tenore, al trombone basso, al tenorbasso e al trombone contrabbasso. Concerti per trombone solista e orchestra si devono a J.Ch. Wagenseil, F. David, Rimskij-Korsakov (per trombone e banda), Milhaud (con archi), E. Block (Sinfonia per trombone o violoncello e orchestra del 1954); Hindemith gli dedicò una sonata con pianoforte (1941); Berio la Sequenza V (1966); Ch. Wolff vari lavori negli anni ’80 e ’90. Fra i più noti virtuosi ricordiamo V. Globokar (solista e compositore di origine slava) e Armin Otto Rosin (1945). Notevole è l’impiego del trombone nel Jazz fin dalle origini, al quale ha giovato nella più ampia e generosa svolta coloristica, con figure importanti quali Jimmy Harrison (primo vero solista negli anni ’20 e ’30) e in tempi più recenti, J.J.Johnson.

Flicorno Tenore o Baritono

Il canneggio di questo strumento misura 2,95 metri. E’ tagliato nella tonalità di si bemolle, raramente si trovano flicorni tenori tagliati in do. Viene notato in chiave di violino e i suoni corrispondono ad una nona inferiore. Ha tre pistoni, ma si ha notizia di esemplari a quattro pistoni. In Italia è noto con il nome di bombardino. In Germania si chiama Tuba tenore o Tenorhorn, in Austria Bassflugelhorn, in Francia Bugle tenor in si bemolle, oppure saxhorn tenor in si bemolle. Cerveny di Koniggratz, nell’ottocento, gli preferì il termine di glyceide. Aveva la forma di tuba ed era tagliato in si bemolle con la possibilità di trasformazione in la. Più tardi lo stesso costruttore ideò il Kaisertenor in si bemolle e in do, a forma ellittica e quattro pistoni con meccanismo rotante. In alcune partiture antiche per banda è adoperato a due o a tre parti, e si trova indicato come cavicorno in si bemolle.

La caratteristica del flicorno tenore risiede principalmente nell’ottava media e acuta, dove si accentua la differenza del suo timbro dal flicorno baritono. Nelle partiture per banda si trova segnato una sola parte di flicorno tenore se a questo è associato il flicorno baritono, quando, invece, non c’è il baritono si trovano 2 o anche tre parti. Vi è un flicorno tenore americano costruito o nell’usuale forma diritta, oppure in forma ovale col padiglione rivolto all’indietro. Si ha notizia di un flicorno tenore in la, prolungandolo con un piccolo tubo di ricambio. Questo strumento non è, però, usato in Italia.

Flicorno Contrabbasso (Tuba)

E' uno strumento d'ottone a pistoni, tubo per due terzi conico ed un terzo cilindrico, padiglione svasato e bocchino a tazza di forma alquanto conica nella camera, usato principalmente nelle bande.
Fra gli strumenti della famiglia dei flicorni è quello che ha maggiori dimensioni e raggiunge il limite estremo nell'estensione grave degli strumenti a bocchino. Il suono fondamentale del flicorno contrabbasso è difficile da prodursi, mentre gli ultimi suoni gravi sono di difficile emissione e richiedono una notevole resistenza del labbro. Il canneggio supera i m.5,5 di lunghezza

Non è strumento traspositore, perciò le note si scrivono in chiave di basso e i suoni reali corrispondono all'altezza segnata. In orchestra è definito con il termine di tuba.

Esso fu inventato, dieci anni dopo il flicorno basso grave, da Cerveny, un noto fabbricante boemo di strumenti a fiato. E' stato costruito in una forma diritta, ma anche in forma circolare col nome di helicon, dal greco hèlicon (a 'spirale').Quest'ultima forma, certamente inventata in Russia, e imitata nel 1849 da Ignaz Stowasser a Vienna, è una forma a spirale circolare abbastanza ampia da permettere all'esecutore di tenere il pesante strumento appoggiato su una spalla facendovi passar dentro il braccio. Negli Stati Uniti l'helicon è costruito con un gigantesco padiglione mobile che fu suggerito dal maestro di banda e compositore John Philipp Sousa: ed è chiamato Sousaphone in suo onore. Alcune bande hanno il flicorno contrabbasso che ha il padiglione leggero in vetro resina per poterlo usare camminando. Questo tipo di strumento è appoggiato alla spalla dell'esecutore con il padiglione in avanti.


Il flicorno contrabbasso è dotato di un quarto pistone che oltre a migliorare l'estensione, favorisce l' intonazione. L'uso del 4° pistone permette di ottenere le posizioni oltre la settima e perciò di scendere cromaticamente in modo da colmare il lacuna di 5 suoni , dalla settima posizione al 1° suono pedale. Il quarto pistone rappresenta, come lunghezza, l'unione del primo col terzo pistone, abbassa quindi lo strumento di due toni e mezzo, cioè di una quarta. Perciò nella sesta e settima posizione, si può usare rispettivamente soltanto il quarto e il secondo e quarto insieme, invece del primo e terzo e del primo secondo e terzo. In tal modo non solo si facilita la diteggiatura, ma si ottiene anche maggiore intonazione, poiché questa è migliore, in quanto non si è obbligati all'impiego simultaneo di più pistoni.

Vediamo, l'utilità del quarto pistone:
VIII posizione: unione del 1-4 pistone che abbassa lo strumento di una quinta.
IX posizione: unione del 3-4 pistone; oppure del 1-2-4, che abbassa lo strumento di una sesta minore.
X posizione: unione del 2-3-4 pistone che abbassa lo strumento di una sesta maggiore.
XI posizione: unione del 1-3-4 pistone che abbassa lo strumento di una settima minore.
XII posizione: unione del 1-2-3-4 che abbassa lo strumento di una settima maggiore.
Pretendere una buon'intonazione in queste ultime posizioni, in cui si ha l'impiego simultaneo di tre o quattro pistoni per volta, è certamente eccessivo. Ma è pur vero che, anche come estensione, il quarto pistone riesce utilissimo, specie per l'ottava posizione.
Lo strumento è tagliato nella tonalità di sib: si trova anche in quella di do, specialmente in orchestra.

Strumento a bocchino, appartenente alla categoria degli ottoni, dalle origini certamente molto antiche e lontane nel tempo, con una diffusione geograficamente molto vasta.

Ad esempio in Egitto si ha notizia che il governatore Mitami, 1380 a.C., presentò al Faraone Amen-hept III trombe e corni costruiti in legno. Trombe diritte di metallo risultano già nelle vicende militari e religiose ancora prima del Nuovo Regno (1580-1090 a.C.).

Secondo Plutarco però, gli egiziani non ebbero fortuna nella costruzione di questi strumenti dato che il loro suono ricordava molto il raglio dell’asino.

Nella tomba di Tut-anh-Amen sono state trovate due trombe, ora custodite al museo del Cairo, una di rame e l’altra d’argento. Il suono di questi strumenti è ancora oggi sperimentabile.

Nel Turkestan si ha notizia di uno strumento molto lungo di metallo, tra il corno e la tromba, chiamato "kornai". L’uso era finalizzato ai segnali.

Nella necropoli etrusca di Cere (Cereveteri), all’interno di una tomba è stato trovato uno strumento musicale a fiato di grande importanza storica. Nonostante le notizie circa questo popolo siano un po’ scarse, lo strumento appartiene certamente al ceppo etnico culturale etrusco sia per il luogo del ritrovamento che per la datazione della tomba stessa. E’ una tromba diritta simile a quello che sarà il Lituus dei Romani, lunga 140 cm ed è custodita nei Musei Vaticani.

Presso i romani l’uso dei corni e delle trombe era tipico per i segnali di guerra, come incitamento, e per la trasmissione di segnali debitamente codificati. E’ con i romani che si arriva ad una vera e propria famiglia di strumenti in metallo; con timbro chiaro: Lituus, Bucina (quest’ultima costruita in bronzo e lunga dai 2 ai 3 metri), ed altri di timbro scuro: corni e tuba. L’imboccatura di questi strumenti era costituita da un bocchino amovibile.

Durante l’impero la specializzazione degli strumentisti a bocchino era la più ambita e la più remunerativa, ma anche la più difficoltosa tanto che i migliori esecutori potevano addirittura salire al rango di ufficiali. Si sa anche di associazioni nate per difendere gli interessi della categoria.

Gli strumenti erano corni, tube, lituus (trombe) e buccine (tromboni); i suonatori, nell’ordine, erano: cornicines, tubicines, lituuares e bucinatores.

FLAVIO RENATO VEGEZIO, nel IV sec. d.C., descrive così i suonatori di questi strumenti nell’esercito romano: "La legione romana dispone di molti strumenti di questa specie. I litui nei combattimenti danno i segnali di attacco e di ritirata e i corni, i cornetti e le tube servono ad aumentare il fragore della battaglia ed eccitare i soldati e alla fine per festeggiare la vittoria".

Ecco quindi l’importanza e l’evoluzione che hanno avuto questi strumenti nelle vicende militari ma non tali da poter parlare di un inserimento in complessi di interesse musicale, a differenza invece dell'evoluzione che hanno avuto le famiglie dei flauti, delle ance e delle corde che hanno seguito in maniera costante il progresso musicale, addirittura stimolandone nuove scritture.

La tromba, come anche gli altri ottoni sopra citati, avendo pochi suoni ottenibili perché strettamente legati alla serie armonica, risultava incompatibile con la pratica dell'arte musicale. Anche la letteratura considerava questi strumenti limitati nel loro uso, nonostante agli angeli - soprattutto nella pittura - venisse assegnato il ruolo di suonatori di tromba.

Il passaggio dalle "caserme" ai complessi strumentali musicalmente impegnati avverrà con il passaggio dalla musica modale a quella tonale.

Secondo Gerald Hayes, nei primi secoli del II° millennio dell'era Cristiana la situazione degli strumenti a fiato è molto oscura nonostante se ne registri una larga diffusione riscontrata anche dai diversi nomi che vengono attribuiti agli stessi strumenti. Questo è segno anche di una certa arbitrarietà nel loro uso che indica anche uno sganciamento da quelli che erano gli schemi precedenti. Erano questi gli inizi di qualcosa che lentamente avrebbe portato la musica verso le forme tonali.

Un'evoluzione che non trascura certo l'armonia quando, ad esempio, si comincia a parlare di un più libero uso delle terze e delle seste. Combinazioni di suoni che diventavano oggetto di forti attenzioni da parte dell'avanguardia musicale dell'epoca.

E' in questa evoluzione che ritroviamo le trombe finalmente riabilitate esteticamente fino a trovarle in orchestra nel XVI sec.

Alla fine del XV sec. apparve una tromba molto lunga, in Francia con il nome di "Trompette des Ménéstrels", dotata di un dispositivo a tiro che ne faceva il capostipite della famiglia dei tromboni, che sarà perfezionata più tardi. Questo dispositivo, che permetteva di variare la lunghezza del tubo, offriva la possibilità di avere a disposizione più di una serie di intervalli armonici che faceva avvicinare la tecnica strumentistica ad un utilizzo più qualificato.

A questo punto si deve registrare un altro fatto importante: se fino a questo momento corni e trombe hanno avuto un'evoluzione parallela data anche dal medesimo utilizzo, intorno alla metà del XVI sec. se ne dovrà parlare in modo differenziato. C'è una diversa lunghezza di tubi, di forma conica e cilindrica, il graduale adattamento alle sempre più chiare affermazioni tonali, portano questi strumenti a far parte di una precisa categoria che si distinguerà con il nome di "Ottoni".

L'evoluzione tecnica porterà inevitabilmente ad un affinamento da parte degli strumentisti. Ciò che fino ad allora era un apprendimento empirico diventava via via una vera e propria scuola.

 E' del 1638 il metodo di Girolamo Fantini: "Modo per imparare a suonare la tromba"

La coulisse è rimasta in uso presso i maestri inglesi per tutto l'800; i due pistoni vennero applicati nel 1813 dal costruttore berlinese Stolzel ed il terzo pistone venne aggiunto nel 1830.

 Oggi la tromba è uno degli strumenti a fiato più caratteristici nell'area degli ottoni. E' costituita da un tubo che si sviluppa con una parte cilindrica, tre pistoni e una parte conica che termina con la campana.

La gamma delle trombe è molto ricca: Sib, do, fa, mi, mib, re, ecc., ma soprattutto si dividono in acute e gravi.

Bach amava la tromba in Sib sopracuto e la introdusse con successo nel 2° concerto Brandeburghese. La più usata per tutto l'800 fu quella in Sib.

 Il jazz per la tromba, come per il trombone, ha rappresentato un notevole arricchimento in termini di risorse espressive.

Con la sordina, introdotta intelligentemente da maestri come Claude Debussy, si ulteriormente arricchita di momenti drammatici e patetici di grande fascino.

Casella di testo: OBOE

Strumento musicale a fiato, della famiglia dei legni, ad ancia doppia, il cui tubo leggermente conico termina in un padiglione un poco svasato.
I più antichi modelli di
oboe provengono dall'Asia Minore e dall'Egitto: da essi derivò l'aulós dei Greci e la tibia dei Romani. Nel medioevo l'oboe fu uno degli strumenti più diffusi, soprattutto in due varietà: una derivata dallo zamr arabo, con canna di legno conica, padiglione e imboccatura rotonda, un'altra più allungata e sottile, assai simile all'odierna cennamella. Verso la metà del XVII sec. iniziò dapprima in Francia e in Germania, e in seguito in tutta Europa, la trasformazione della cennamella nel vero e proprio oboe: la canna accentuò la forma conica e scomparvero il caratteristico schermo delle chiavi e l'imboccatura rotonda: il suonatore imboccò direttamente le ance con le labbra, migliorando in tal modo la qualità dei suoni, in particolare di quelli più acuti. L'oboe, nei sec. XVIII e XIX, subì importanti modificazioni atte a migliorarne l'intonazione e a favorirne le possibilità espressive e d'agilità.
L'oboe moderno ha la capacità di emettere tutti i suoni cromatici compresi nell'ambito di quasi tre ottave (la sua estensione va dal si 2 al sol5 o anche al la); la prima ottava è costituita da suoni naturali, mentre i rimanenti sono suoni armonici. È dotato di un numero variabile di fori e di quattordici chiavi; la sua meccanica estremamente dolce gli conferisce grandi possibilità di articolazione.
Il suo timbro caratteristicamente nasale è piuttosto penetrante e incisivo ma può raggiungere specie nel registro medio effetti di grande dolcezza. Altri tipi di oboe usati nella pratica musicale moderna sono il corno inglese, lo heckelphon e l'oboe d'amore, accordato una terza più bassa dell'oboe normale (la) e dotato di una campana sferica (anziché conica), che gli conferisce una sonorità morbida e omogenea. Inventato ai primi del Settecento, fu utilizzato da Bach, e, in tempi moderni, da R. Strauss nella
Sinfonia domestica, e da M. Ravel nel Bolero.

Tamburo

Strumento musicale a percussione costruito con una o due membrane tese e fissate a una cassa cava di struttura semisferica o tubolare. Le membrane possono essere percosse direttamente dalle mani o tramite bacchette. La cassa, oltre a permettere alle membrane di essere ben fissate e rimanere tese, funziona anche come risuonatore. Le casse dei tamburi di tipo tubolare possono variare dalla forma cilindrica della grancassa, alla forma a barile di alcuni tamburi indiani e cinesi, alla forma a calice del darabuka, tamburo a membrana singola.

Se la cassa è troppo ristretta per fungere anche da risonatore, come nel tamburello, lo strumento è definito tamburo a cornice. I tamburelli presentano una superficie singola e coppie di dischetti metallici inserite nel supporto ligneo a distanze regolari. Lo strumento può essere agitato senza soluzione di continuità, ottenendo così il caratteristico suono scintillante dato dalla percussione delle coppie di dischetti, oppure semplicemente percosso con il pollice, in modo da ottenere una percussione dei dischetti più lieve, o infine percosso con le nocche.

I tamburi con cassa semisferica e con membrana unica sono invece detti timpani. Questi ultimi vengono generalmente suonati in coppie e possono essere intonati ad altezze prestabilite; questo tipo di tamburi, oltre ai timpani dell'orchestra occidentale, comprendono le naqqara della musica islamica, dalle quali discendono direttamente le naccare diffuse nell'Europa medioevale; e infine la baya, una coppia di tamburi noti come tabla, suonati nell'ambito della musica indiana.

Diffuso nell'India settentrionale e utilizzato nell'ambito della musica classica della regione, lo strumento consiste di due tamburi, il dagga o bayan, a forma di tazza da tè e suonato con la mano sinistra, e il leggermente più alto dayan, suonato con la mano destra.

La cassa del tamburo è costruita generalmente in legno, metallo o terracotta. La membrana, di pelle o di plastica, è fissata alla cassa per mezzo di bottoni, colla, lacci, corde o altro. Nei tamburi a doppia membrana della cultura occidentale, utilizzati sia in orchestra sia nelle bande, come il tamburo tenore e la grancassa, ogni membrana è fissata a due cerchi, i più esterni dei quali sono collegati con delle allacciature che permettono di aumentare la tensione delle membrane.

Nei tamburi di fattura recente, le allacciature sono sostituite da viti per regolare la tensione, situate nella parte superiore del cerchio.

Il tamburo militare ha un certo numero di corde, di budello o metalliche, tese sulla pelle inferiore, che vibrano quando la membrana superiore viene percossa. Il tamburo militare è assimilabile al tambourin, un tamburo a doppia membrana, solitamente suonato insieme al galoubet, piccolo flauto a tre fori nella musica medievale europea. La grancassa della banda militare turca fu introdotta nella musica europea nel corso del XVIII secolo. I bongos e le congas sono tamburi di origine afro-cubana a membrana singola. Il tom-tom è invece un tamburo a membrana doppia originario delle popolazioni dei nativi americani. Una grande varietà di tamburi si trova nella sezione degli strumenti a percussione dell'orchestra occidentale.

I tamburi sono generalmente classificati fra i membranofoni, strumenti forniti di una membrana che messa in movimento tramite sfregamento o percussione produce un suono. Alcuni strumenti denominati tamburi, come i tamburi metallici caraibici (suonati solitamente in gruppi denominati Steel Bands), non possono essere classificati fra i membranofoni, ma rientrano negli idiofoni.

 

 

I Piatti


Strumento a percussione costituito da un sottile disco, di solito in bronzo, di forma concava.

Può essere suonato in coppia, percossi uno contro l'altro, oppure singolarmente colpito da bacchette di vario spessore; produce un suono di altezza indeterminata e di durata variabile. I piatti possiedono generalmente un manico di cuoio con cui li si impugna; nell'ambito della musica leggera sono di solito retti da un sostegno e suonati con l'ausilio di un pedale che consente di percuoterli meccanicamente, oppure utilizzando bacchette o spazzole di diversa durezza e dimensione. La presenza dei piatti, usati nelle cerimonie religiose sin dall'antichità, è documentata in Europa almeno dal periodo medievale. Nel corso del XVIII secolo la loro notorietà crebbe sulla scia della moda della musica militare turca, e in seguito entrarono a far parte stabilmente dell'orchestra. La costruzione dei piatti è divenuta tradizionale appannaggio della Turchia e della Cina. Questi strumenti si differenziarono soprattutto per le dimensioni della cupola centrale, che può essere molto pronunciata o appena accennata. Nell'antichità erano diffusi anche dei piccoli piatti digitali (cimbali) che producevano un suono assai simile a quello di una campanella.


Il Triangolo

Strumento a percussione di altezza indeterminata. Consiste in una sbarretta d'acciaio piegata a forma di triangolo. È appeso a una corda e viene percosso con una bacchetta anch'essa di metallo.
Il triangolo è conosciuto in Europa già nel XIV secolo, e fino all'Ottocento fu spesso suonato insieme alle campanelle. Il triangolo fece la sua comparsa in orchestra nel corso del XVIII secolo grazie alla moda per la musica militare turca che imperversava in quel periodo. È uno strumento regolarmente utilizzato nella musica popolare cajun. Franz Liszt ha inserito un assolo per triangolo nel suo primo concerto per pianoforte del 1849.

Casella di testo: BATTERIA
Casella di testo: TIMPANI

Gruppo di strumenti detti "a percussione", che costituisce una delle sezioni che formano l'orchestra. Tamburi, grancassa, tam-tam o gong, piatti, tamburo basco, castagnette, crotali, ecc. producono suoni indeterminati (cioè di altezza non chiaramente definita). Timpani, celesta, xilofoni, campane, ecc. producono invece suoni determinati. Tutti questi strumenti, percossi con bacchette di legno e di metallo o con mazzuoli, servono a sottolineare gli accenti, i ritmi o le cadenze. La batteria tipica del jazz è composta di una grancassa, di una cassa chiara, di uno o due tamburi muti, piatti fissi e piatti sovrapposti azionati da un pedale .

Strumenti a percussione ad altezza determinata. I timpani sono gli strumenti a percussione più importanti dell’orchestra. Parti obbligate per i timpani fecero la loro apparizione nelle partitura orchestrale alla metà del XVII secolo. Nell’orchestra classica erano utilizzati generalmente due timpani, intonati rispettivamente in relazione alla tonica e alla dominante (il primo e il quinto grado della scala); un terzo timpano fu aggiunto nel corso del XIX secolo. Le orchestre odierne ne impiegano generalmente quattro, anche se numerose composizioni ne esigono cinque: spesso è richiesto ai percussionisti di suonare più di un timpano alla volta (come nel caso della Sagra della Primavera di Stravinskij, 1913).
Un altro tipo di tamburo a suono determinato presente in orchestra è il roto-tom, sviluppato  dal tom-tom, uno strumento che produce un suono determinato ruotando la parte superiore del tamburo.

Casella di testo: VARIE PERCUSSIONI

IL GLOCKENSPIEL: Il termine glockenspiel significa “gioco di campane” ed indica uno strumento composto da una serie di lamine di metallo intonate in scala diatonica o cromatica, disposte come la tastiera di un pianoforte, che vengono percosse da mazzuole di legno. Produce un suono argentino, limpido e assai acuto.

 

 

 

L' XILOFONO: L’ Xilofono è costituito da sbarrette di legno di varia misura, e dunque diversamente intonati, disposte orizzontalmente come i tasti di un pianoforte: al di sotto di esse un tubo aperto fa da cassa di risonanza. Lo si suona con due bacchette di legno duro o di plastica: ha un timbro secco e netto e un’estensione di circa tre ottave. E’ di origine asiatica e fu introdotto in Europa all’inizio del sec. XVI, ed è molto diffuso anche in Africa. In Europa fino al sec. XIX fu uno strumento di musicanti di strada. Un celebre virtuoso, l’ebreo-polacco Guzikow migliorò la sonorità conquistando l’ammirazione di Mendelssohn, Liszt e Chopin.

 

 

 

 IL VIBRAFONO: Il vibrafono è uguale allo xilofono, ma ha le sbarre in lega di alluminio e nel tubo di risonanza possiede un’ elica che, azionata da un motorino, aiuta a prolungare la vibrazione ed a rendere il timbro più impalpabile ed irreale. Si diffuse negli Stati Uniti verso il 1920 e venne presto impiegato nella musica jazz. Oggi è usato anche nel genere leggero e trova impiego nella musica colta contemporanea.

 

LA MARIMBA: La marimba è uno strumento idiofono a percussione derivato dallo xilofono africano (balafon), importato dagli schiavi in America, ora diffuso soprattutto in America centrale (Messico, Guatemala). E’ formato da numerose tavolette di legno di misura decrescente disposte orizzontalmente su una struttura di sostegno in modo da presentare, nei modelli più grandi, due file giustapposte, di cui fornisce gli accidenti. Al di sotto delle tavolette sono sospesi numerosi risuonatori in legno scavato e sagomato. La marimba è spesso suonata contemporaneamente da più persone che, impugnando anche due mazzuoli per mano, eseguono parti distinte di una musica.

 

I CONGAS: I congas sono tamburi di origine africana usati specialmente nel Brasile e nelle Antille ed in generale nella musica afro-cubana. Sono tamburi alti e stretti con la testa singola derivati dal makuta congolese. In origine si ricavavano da un tronco svuotato con una pelle bovina cucita o legata sopra ed erano utilizzati nelle cerimonie religiose. Attualmente sono costruiti in fibra di vetro o legno e la pelle, che può essere anche di capra o meglio ancora di cammello, è messa in tensione con delle viti. Normalmente si utilizzano da due a quattro e si suonano con le dita ed i palmi della mano. Assumono una denominazione diversa a seconda del diametro, dal più piccolo al più grande sono: nino (25 cm), quinto (28 cm), conga, seguidor o tres golpes (30 cm) e tumbadora o salidor (33 cm). Il suonatore di congas si chiama conguero.

 

 

IL TRIANGOLO: Il triangolo è una sbarretta di acciaio a sezione circolare, piegata a forma di triangolo equilatero aperto da un lato, fissata ad un telaio oppure tenuta sospesa con una mano, viene percossa tramite un asticciola pure di metallo. Ha un timbro argentino e penetrante al punto da essere avvertito anche in un “fortissimo” di tutta l’orchestra. Il suo impiego è molto antico. In orchestra fu introdotto solo nel sec. XVIII, inizialmente in connessione con la “musica turca” o con lo stile militaresco.

 

 

IL TAMBURELLO: Il tamburello o tamburo basco ha dimensioni variabili ed è composto da una sola faccia ricoperta da una membrana; inoltre attorno all’armatura circolare ha attaccati vari sonagli metallici che arricchiscono la sonorità dello strumento. Si adopera percotendo la pelle con il dorso delle dita, o agitandolo rapidamente, o strofinando la pelle con le dita per la lunghezza del diametro. Di origine antichissima, era legato a culti lunari e ritenuto strumento essenzialmente femminile. E’ oggi diffuso in tutto il Mediterraneo meridionale: in Italia è presente maggiormente nelle regioni del centro-sud.

 

 

LE CAMPANE: Le campane sono a forma tubolare in modo da occupare uno spazio minore di quello che richiederebbero le vere e proprie campane; di varia lunghezza (più sono corte più il loro suono è acuto), vengono sospese verticalmente ad un telaio e percosse da un mazzuolo di legno. In orchestra, molto spesso, sono montate sul telaio solo quelle campane il cui suono è richiesto per l’esecuzione del brano in programma.

 

 

IL TAM TAM (GONG): Il Tam Tam è un grande disco di bronzo a forma circolare e concava: tenuto sospeso ad un’intelaiatura viene percosso da una mazza di vario tipo e produce vibrazioni profonde e lunghe ed ha una sonorità molto prolungata. Può creare momenti di cupa tensione oppure improvvisi scoppi di energia. Il Gong differisce dal Tam Tam solo per il maggiore spessore della lastra. Il gong è parte essenziale dei complessi indonesiani.

 

 

LE NACCHERE: Le nacchere sono dette anche “castagnette” in riferimento al legno di castagno di cui sono fatte. Si tratta di due pezzi a forma di conchiglia che vengono percossi l’uno contro l’altro. Strumento di origine assai antica, è divenuto tipico nel mondo musicale spagnolo. Possono essere a bastone, a scorrimento, o vascolari, quando presentano una piccola cavità nelle superfici che battono. Le castagnette in uso nei paesi di lingua spagnola e nell’Italia Meridionale sono di tipo vascolare, a forma di mandorla, e sono unite in coppia da un cordoncino.

 

 

LE MARACAS: Le Maracas sono uno strumento popolare sudamericano diffusosi in tempi recenti in tutto il mondo e specialmente impiegato nella musica leggera. Sono delle sfere cave di legno (in origine erano delle zucche svuotate) contenente grani duri, sassolini o sabbia. Si suonano agitandole aritmicamente.

 

 

IL WOODBLOCK: Il woodblock (tradotto blocco di legno) è uno strumento idiofono a percussione consistente in un blocco di legno cavo variamente sagomato che, battuto con bacchette pure di legno, produce un suono secco e penetrante. Ha dimensioni varie e ne esistono due tipi: un modello cinese ( a forma di scatola rettangolare, recante nella parte anteriore una fenditura longitudinale) e un modello americano (formato da due cilindri scavati da una parte e uniti dalla parte chiusa, tagliati anche essi da una fenditura in sezione longitudinale).

 

 

I WIND-CHIMES: Serie di piccole campane tubolari, disposte verticalmente in ordine di grandezza su un cavalletto e intonate cromaticamente. Si suonano con un’ astina di metallo che viene fatta scorrere tra esse.

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Esistono varie tipologie di strumenti che vengono utilizzati in vari ambiti. In queste pagine web si vuole descrivere gli strumenti utilizzati da una Symphonic Band mentre vengono tralasciati quelli relativi ad altre tipologie di gruppi.

Le informazioni che si possono reperire possono essere considerate un mix di storia e di specifiche tecniche.

Il flicorno presenta tre diverse varianti: tenore, baritono e basso. Sono tre strumenti della famiglia degli ottoni accordati al medesimo Diapason. Se si misura lo sviluppo del loro canneggio, lo si trova uguale per tutti e tre. La differenza sostanziale consiste nel diametro, che offre maggiore o minore facilità di risalire agli acuti (tenore) o discendere nei gravi (basso). Ognuno dei registri di questi strumenti corrisponde al registro vocale. Spesso, quindi, accompagnano cantanti solisti che hanno la loro stessa tonalità e vengono spesso utilizzati per eseguire il cosiddetto controcanto. Il baritono ed il basso sono conosciuti con nomi diversi: il flicorno baritono sotto il nome di Bombardino, il secondo viene spesso denominato Eufonio (è dotato di un quarto pistone che lo arricchisce di 5 nuove posizioni).

Il basso tuba possiede un largo canneggio conico, la cui lunghezza può variare grazie all’impiego dei pistoni comandati dalle dita del musicista.

L’ampio padiglione aperto verso l’alto consente alla tuba di produrre un suono profondo e pastoso che le consente di produrre i suoni più gravi tra la famiglia degli ottoni.

 

La Grancassa

Strumento a percussione, a suono indeterminato, formato da una cassa cilindrica di legno alle cui estremità sono poste due membrane in pelle di montone mantenute in tensione per mezzo di tiranti a vite. (Su una delle due facce sono tese trasversalmente due corde di minugia che, vibrando, ne ravvivano la risonanza.)

La grancassa si suona con apposita mazza a semplice o doppia testa sferica, ricoperta di feltro, sughero o pelle, o anche, per ottenere particolari effetti, con le bacchette da timpano; viene appoggiata sopra un cavalletto o, nelle bande, sospesa per mezzo di due cinghie alle spalle dell'esecutore, che può così suonarla camminando.